giovedì 24 settembre 2009

Una commedia degna del miglior Totò



In questa notizia vi è la prova provata che qualcosa non va nella gIUSTIZIA italiana. Sapendo di restare praticamente impuniti fanno tutto quello che vogliono, come raccontato nell'articolo che pubblico di seguito.
L'esempio lo abbiamo nel processo della Parmalat dove il principale imputato, Calisto Tanzi, non farà più un giorno di carcere tolti quei tre mesi di arresti domiciliari fatti dell'inizio della vicenda.
Negli Stati Uniti d'America il principale imputato della ENRON (scandalo simile a quello della Parmalat) è in galera dove sconta la pena di 25 anni di carcere.



Una commedia degna del miglior Totò quella messa in scena da "Tributi Italia"
 

di Dimitri Buffa

In un paese ossessionato dal fisco come è sempre stato l’Italia, prima o poi doveva capitare che, per il sarcasmo della sorte, una concessionaria di riscossione dei tributi degli enti locali (Tarsu e Ici soprattutto) mettesse in atto uno stratagemma degno del principe De Curtis, in arte Totò: incassare le tasse dei cittadini e trattenerle per sé invece che versarle nelle casse dei comuni. Adesso questa situazione è realtà da quando svariate procure della Repubblica italiana hanno messo sotto la lente l’operato di Tributi Italia, già Gestor, San Giorgio e prima ancora Custer, cioè sempre società di riscossione trasformatesi, come le scatole cinesi, in Tributi Italia grazie all’inventiva imprenditoriale dei fratelli Giuseppe e Patrizia Saggese. Anche la deputata (eletta nel Pd) dei Radicali italiani Rita Bernardini ha recentemente dedicato un’interrogazione alla vicenda. Ma basta solo girare nei siti degli enti locali, sono circa 585 quelli che hanno affidato a Tributi Italia la riscossione delle entrate, per imbattersi in comunicati tragicomici come il seguente dei comune di Lauria in provincia di Potenza: "Oggetto: Decadenza della concessione affidata alla Tributi Italia Spa (già San Giorgio Spa) per l’accertamento, la liquidazione e la riscossione dell’imposta Comunale sulla pubblicità, dei diritto sulle pubbliche affissioni e relativo servizio, del canone occupazione spazi ed aree pubbliche, nonché di servizi affidati in materia di imposta comunale sugli immobili. Il responsabile dei servizio avvisa che con Determina Dirigenziale n. 22 de 20 luglio 2009 la Tributi Italia Spa, è stata dichiarata decaduta, con effetto immediato, dal pubblico servizio svolto in questo comune, per l’accertamento, la liquidazione e la riscossione dell’imposta Comunale sulla pubblicità, del diritto sulle pubbliche affissioni e relativo servizio, del canone occupazione spazi ed aree pubbliche, nonché dei servizi affidati in materia di Imposta Comunale sugli Immobili. Detta società, non è autorizzata a riscuotere alcuna somma per conto di questo Comune. I contribuenti per servizi, notizie ed informazioni, già svolti dalla suddetta Società, potranno rivolgersi all’Ufficio Tributi Comunale, sito nel Palazzo Municipale, anche telefonando ai numeri 0973 627286/3". Secondo le accuse, dunque, la società concessionaria di livello nazionale per anni avrebbe trattenuto su propri conti correnti e investito in altre operazioni i soldi dell’Ici e della Tarsu versati dai cittadini, dimenticando di girarli alle casse di Comuni con i quali avevano stipulato il contratto. L’ultimo episodio ha avuto per vittima il Comune di Pomezia: secondo gli inquirenti la società avrebbe sottratto alle casse comunali ben 140 milioni di euro. Quattro mesi prima ci fu l’inchiesta sul Comune di Nettuno. Mezza Guardia di finanza sta ora setacciando l’Italia a caccia di un "tesoretto" ormai miliardario di tasse non versate. Tributi Italia ha sede ufficiale a Roma, in via Veneto, e sede operativa a Chiavari, in provincia di Genova ed è anche il terzo agente di riscossione in Italia per volume d’affari. Pare però che sia il primo per contenziosi in corso, inchieste penali (Latina, Velletri, Bologna, Alghero, Brindisi, Siracusa), accertamenti della Guardia di finanza, aperture di procedimenti presso la Corte dei conti e il ministero delle Finanze. E solo in Italia, c’è da dire, poteva scoppiare uno scandalo del genere visto che da noi l’ossessione fiscale si accompagna non solo all’evasione delle tasse ma anche alla delega a decine di concessionari privati della riscossione delle imposte. Dato che lo stato e gli enti locali da soli il loro mestiere non sembrano saperlo fare. Mentre altri, a quanto pare, lo fanno fin troppo bene.

 Fonte: L'Opinione del 23 settembre 2009, pag. 6