sabato 26 settembre 2009

Panni sporchi alla luce del sole

Il giornalista Paolo Flores D'arcais, direttore di Micromega, anche lui un duro e puro antiberlusconiano d'eccellenza dalla prima ora, spara a palle incatenate contro contro l'amico Di Pietro. Cosa farà l'ex pm? Di solito querela... ma adesso?


"L'Italia dei faccendieri e dei riciclati"
MicroMega spara a zero su Di Pietro

In gergo militare si chiama fuoco amico. Che brutto, però. Non c’è cosa peggiore, infatti, per un moralista sentirsi fare la morale da qualcun altro. Ancora peggio quando questo qualcun altro non è il tuo avversario politico ma i tuoi (ex?) compagni d’avventura. Quelli che addirittura hanno coniato un nuovo termine, “dipietrismo”, per dipingere la parte dura e pura dei resistenti a Berlusconi e al berlusconismo. I resistenti tutti d’un pezzo, s’intende, quelli che non sono mai stati ex, moralmente ineccepibili e pronti a difendere la democrazia dagli assalti del Sultano di Arcore come cavalieri senza macchia e senza paura al soldo di Tonino l'inquisitore.

A denunciare la doppia natura dell’Italia dei Valori (già il nome…) stavolta non è qualche giornale di destra o di proprietà del Padrone, ma MicroMega. Sì, avete letto bene. MicroMega. La rivista, diretta da Paolo Flores D'Arcais, punto di riferimento della sinistra giustizialista e girotondina, dipietrista e moralista, che ospita gli interventi dei magistrati che indagano su Silvio e le requisitorie di Marco Travaglio.
Il saggio-inchiesta, lungo 50 pagine e scritto da Marco Zerbino, anticipato oggi su “La Stampa”, s’intitola “C’è del marcio in Danimarca. L’Italia dei Valori regione per regione”. Questa la tesi di fondo: «Esistono due anime di Idv, quella ideal-movimentista da un lato, e quella inciucista e politicante dall’altro», una situazione che «crea spesso a livello locale situazioni di stallo», e di frequente «si risolve a favore della seconda».

«Ali zavorrate» – Molto precisa l’accusa di MicroMega: «A livello locale, le ali del gabbiano arcobaleno sembrano troppo spesso zavorrate dal peso della sua contiguità a un ceto politico dai modi di fare discutibili, in molti casi approdato all’Idv dopo svariati cambi di casacca, alcuni dei quali acrobatici, e in seguito a ponderatissimi calcoli di convenienza personale. Non proprio quello che si aspetterebbe da un partito che aspira a incarnare un nuovo modo di fare politica». Un’analisi politica campata in aria? Fatta, magari, per screditare Tonino Di Pietro e la sua lotta contro il totalitarismo oscurantista di Berlusconi? No, perché la “doppia natura” dell’Idv ha nomi, cognomi e record.

Il partito dei commissari – Quello dei commissariamenti anzitutto. In Friuli, come anticipa oggi “La Stampa”, sono state a lungo commissariate Udine e Pordenone. In Liguria il capo Paladini in un anno ha allestito un congresso moltiplicando le tessere (da 700 a 7000, roba che neanche il Pd). In Toscana è commissariata Lucca. In Umbria c’è un «garante» (Leoluca Orlando). Nelle Marche tutte le sezioni provinciali sono commissariate. In Campania non si fa congresso dal 2005, come in Puglia. In Calabria spopolava fino a poche settimane fa Aurelio Misiti, ex sindaco comunista di Melicucco, ex assessore della giunta Carraro a Roma, presidente (di nomina berlusconiana) del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Tonino alla fine lo ha sostituito con Ignazio Messina, capo degli enti locali dell’Idv, che ha ruoli di rilievo anche in Sicilia. Piccolo particolare, Messina, per nove anni sindaco a Sciacca, è uno degli antesignani del trasversalismo: nel 2004 sostenne laggiù il candidato sindaco di Forza Italia, Mario Turturici. Tonino con Silvio, che orrore. Ma accade, e pure spesso, in Italia.
In Liguria Giovanni Paladini, ex Ppi, poliziotto e segretario del Sap (uno di quelli che votarono «per affossare l’inchiesta parlamentare sul G8») tra le tante altre cose, accusa MicroMega, ha inserito in lista alle europee Marylin Fusco, «sua fiamma» (la neodipietrista, in un dibattito tv su Odeon, sbottò sconsolata: «Nei confronti di Silvio Berlusconi è in atto una persecuzione»). C’è chi, in quell’entourage, è stato al centro di attenzioni dei pm per rapporti con famiglie calabresi.
Zerbino racconta vita e miracoli di Nello Formisano, capo in Campania. «Insieme all’ex dc potentino Felice Belisario incarna l’ala “pragmatica”, per così dire, dell’Idv: entrambi hanno riempito il partito delle mani pulite di faccendieri e arrivisti, in larga misura di provenienza democristiana». Grazie a Formisano - scrive - sono entrati Mimmo Porfidia (ex Udeur che verrà indagato dalla Dda di Napoli per il 416 bis), Nicola Marrazzo (attualmente capogruppo in consiglio regionale, «la sua famiglia possiede diverse imprese impegnate nel settore dei rifiuti, quattro delle quali si son viste ritirare dalla Prefettura il certificato antimafia»). È entrato il leggendario Sergio De Gregorio. È Formisano, in posti come Torre del Greco, San Giorgio a Cremano, Qualiano, ad aver reso normali operazioni di «Grosse Koalition alla pummarola», facendo entrare sistematicamente l’Idv in giunte di destra. Di Belisario MicroMega ricorda che ha lo stesso, diciamo così, talento trasversale; o che ha fatto arrivare al partito uomini del calibro di Orazio Schiavone, ex Udeur, condannato per esercizio abusivo della professione odontoiatrica.
Ex tutto, invece, è Pino Pisicchio: ex dc, Ppi, Rinnovamento italiano, Udeur. Ora è parlamentare dell’Idv e ha scritto un libro, “Il post partito” (edizioni Rubbettino) per magnificare il “movimento” del trattorista molisano.

Il direttore: «I panni sporchi non si lavano in famiglia» – Farà discutere tanto quest’inchiesta. Per chi considera l’Idv l’ultimo baluardo contro il berlusconismo forse sarà un boomerang. Necessario, però, stando a quanto scrive il direttore di MicroMega Paolo Flores D’Arcais nell’editoriale d’apertura: «Se qualcuno si straccerà le vesti manifestando la sindrome di lesa maestà, e si arroccherà di fatto nell’universo ben noto dei “panni sporchi si lavano in famiglia” vorrà dire che una volta di più la speranza è stata tradita e l’ultimo regalo a Berlusconi (forse definitivo) è già stato spedito».