giovedì 10 settembre 2009

Rimborsi, Di Pietro indagato dalla Corte dei Conti

Questa notizia che pubblico - Rimborsi, Di Pietro indagato dalla Corte dei Conti - mi farebbe ben sperare se vivessimo in un Paese veramente democratico dove la magistraura fa imparzialmente il suo la voro nell'interesse esclusivo e preminente della Giustizia pro Cittadini.
Ma visto quanto è sempre successo le mie speranze sono più che utopistiche.

Comunque, per chiarezza, occorre fare una piccola premessa delucidante della questione:

con un referendum del 1993 il 90,3% dei cittadini-elettori aveva abrogato il finanziamento pubblico ai partiti.
Ci sono voluti alcuni passaggi e un po' di tempo, ma i nostri politicanti in questo sono maestri, e quello che i cittadini avevano abolito è stato fatto rientrare di soppiatto con  alcuni "leggine democratiche", come ad esempio con il meccanismo del quattro per mille che con la denuncia dei redditi si poteva devolvere a favore dei partiti dalle proprie imposte. Un meccanismo analogo a quello dell’otto per mille per la Chiesa Cattolica.
In questo modo sono stati raccolti 160 miliardi negli anni 1997 e 110 nel 1998.

All'inizio di questa legge, che fa scempio della volontà popolare (ci ritengono sempre il popolo bue per eccellenza), ai partiti andavano come rimborso 800 delle vecchie lire per ogni abitante per le elezioni europee, 1200 per le elezioni regionali, 1600 per le elezioni di Camera e Senato.
Poi, visto che nessuno del popolo bue si è ribellato, si sono aumentati il maltolto, passandolo a 4.000 lire sia per le elezioni di Camera e Senato e sia per le elezioni regionali;  e a 3.400 lire per le elezioni europee. Con la trovata finale che, adesso, il prelievo non è più a carico di ogni abitante, ma di ogni elettore, anche di quelli che non votano.
Per arrivate infine a 5 euro per ogni elettore iscritto nelle liste.
Poichè gli aventi diritto al voto in Italia, iscritti nelle liste elettorali, siamo 50.341.733, bisogna moltiplicare per 5 che fa ottenere la stratosferica cifra di circa 252 milioni di euro.

Questi 252 milioni di euro erano finora suddivisi tra i partiti in ragione della percentuale da loro ottenuta: Un partito che riceve il 40% dei voti, prende il 40% di 252 milioni; un partito che prende il 10% riceverà iln bell'incasso di 25 milioni di euro.
Per maggiori ragguagli, tabelle e quant'altro di utile per sapere la suddivisione di questa rapina "democratica" contro la volontà popolare v'invito a visitare il blog di Elio Veltri,partito radicale,  e dal Blog DemocraziaLegalità per le tabelle, ed altro sempre da Veltri.
oppure sito del
Il governo Berlusconi ha modificato la legge elettorale per le europee, con l'appoggio di tutto il Parlamento (517 voti favorevoli, tre astenuti e 22 contrari. Hanno votato a favore tutti i partiti - PDL, PD, Lega, UDC, IDV - tranne Mpa e radicali, mettendo uno sbarramento del 4%,  pe r cui chi non raggiunge questa soglia di voti non prende denaro.
Ma fra le mille schifezze, ve ne segnalo una grande quanto una montagna: quella dell'emendamento indecente infilato nel decreto «milleproroghe» varato il 23 febbraio 2006 dalla destra berlusconiana, ma apprezzato anche dalla sinistra. Emendamento in base al quale «in caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei Deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi è comunque effettuato».
Col risultato che nel 2008, 2009 e 2010 i soldi del finanziamento pubblico ai partiti per la legislatura defunta si sommeranno ai soldi del finanziamento pubblico del 2008, 2009 e 2010 previsto per la legislatura entrante.
Così che l'Udeur di Clemente Mastella incasserà complessivamente 2 milioni e 699.701 euro anche se non si è neppure ripresentata alle elezioni.
E con l'Udeur continueranno a batter cassa, come se fossero ancora in Parlamento, Rifondazione comunista (20 milioni e 731.171 euro), i Comunisti italiani (3 milioni e 565.470), i Verdi (3 milioni e 164.920).
Viva L'Italia.

Ebbene, dopo questa lunga e doverosa premessa, ecco la notizia che appare tranquillizzante. Uno di costoro che si spartiscono il maltolto - Di Pietro - è indagato per l'uso personale di quello che, per legge, è un rimborso di spese già sostenute per effettuare la campagna elettorale: manifesti, santini, pubblicità multimediale (riveste, giornali, radio, televisione) galoppini, auto, benzina, spese di viaggio, ecc.
Insomma tutto il denaro che occorre per fare una campagna elettorare in piena autonomia senza dover chiedere nulla a nessuno, imprenditori, cittacini, mafie, ecc.

Ma il signor Di Pietro che adesso è indagato, e mi chiedo perchè soltanto lui, ma la risposta è semplice: l'ha fatta più sporca e palese degli altri che,  invece,  hanno creato delle fondazioni o hanno intestato le proprietà ad amici sicuri, di provata fede, deve rispondere dell'uso che ha datto dei nostri soldi, molti milioni di euro.
A questo proposito vi ricordo, uno su tutti,  il Signor G. (Primo Greganti, l'operaio comunista, proprietario di un appartamento a Roma del valore di oltre un miliardo, i cui soldi erano provenineti di un finanziamento occulto al PCI).

Purtroppo finirà tutto a tarallucci e vino, per come potete leggere nel secondo articolo.
Ma è meglio conoscere tutti i fatti e sapere come si comportano i "rappresentanti" del popolo e l'uso che fanno dei nostri soldi.

Rimborsi, Di Pietro indagato
Aperta istruttoria da Corte dei Conti

C'è Italia dei Valori partito e c'è pure Italia dei Valori associazione: il punto è capire quale dei due soggetti abbia percepito i rimborsi elettorali (solo per il  2009 è stato di 11 milioni di euro). Stranezze finanziarie, dunque, che riconducono tutte ad Antonio Di Pietro e sulle quali è ufficialmente aperta un'istruttoria dei magistrati contabili. E' quanto rivela Il Giornale, che da tempo sta conducendo questa battaglia per 'smascherare' l'ex pm, alias, il paladino della trasparenza.

L'ammissione. "Sì, confermo. L’istruttoria è aperta. Altro però non posso dire". Non si sbottona Il viceprocuratore generale della Corte dei conti, Pio Silvestri, che tuttavia conferma che i magistrati contabili stanno indagando sulle anomalie della gestione finanziaria dell’Idv per capire quale soggetto abbia effettivamente percepito i fondi elettorali destinati al partito dell’ex pm. Se venisse confermato che un’associazione di tre soli soci, Di Pietro, presidente, sua moglie Susanna Mazzoleni e una tesoriera fidata, Silvana Mura, che si chiama "Italia dei Valori" come il partito, si è sostituita ad esso richiedendo e incassando in sua vece questi fondi pubblici, sarebbe un fatto senza precedenti.

L'antefatto. L'inizio della vicenda risale al 2004 quando in ticket con Di Pietro per le Europee scende in campo il Cantiere, la formazione politica di Elio Veltri, Achille Occhetto e Giulietto Chiesa. L'intoppo nasce nel momento in cui il Cantiere chiede il rimborso elettorale e si rende conto che qualcosa non quadra. Così i legali della formazione di Occhetto&co avevano segnalato le anomalie: "Nella più totale assenza da parte dell'Ente pagatore (Montecitorio, ndr) sulle condizioni minime di legittimazione a ricevere pagamenti dei rimborsi elettorali, essi vengono conseguiti da parte di un'associazione formata da solo tre persone, che consegue tali ingenti fondi nella inesistenza per giunta di qualsiasi rendiconto".

I fatti. Di Pietro,all'epoca, annunciò di aver disposto il cambiamento dello statuto Idv, facendo in modo che l'associazione e il partito fossero la stessa cosa e non più due soggetti distinti. Eppure, il verbale notarile che dovrebbe equiparare partito e associazione è uscito fuori dopo molti mesi, con una singolare coincidenza: quel verbale contiene solo una firma, quella di Di Pietro, in qualità di presidente. Mancano però le firme degli altri soci, e non è un dettaglio trascurabile. Di qui la notizia dell'inchietsa tuttora aperta presso la Corte dei Conti per vederci chiaro.

La replica. Pronta la replica di Antonio Di Pietro che a Il Caffè di Rainews 24, precisa: "La Procura della Repubblica se n'è già occupata per ben due volte ed ha archiviato il caso. Peraltro io non sono indagato perchè non c'è un'indagine della Procura ma un accertamento della Corte dei Conti che io ritengo doveroso e fisiologico. Ma la verità - sbotta il leader di Idv -  è un'altra: oggi tocca a me, ieri e l'altro ieri è toccato ad altri, oggi il Giornale attacca me".
FONTE: TG.COM DEL 9/9/2009

NdB: sarebbe interessante se la Corte dei Conti sentisse Elio Veltri, di cui ho pubblicato una intervista proprio su questo attuale tema che potete leggere qui.


Di Pietro indagato per truffa allo Stato

Roma - Il ministro Antonio Di Pietro è indagato per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e soprattutto per truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell’erogazione di fondi pubblici. L’inchiesta della procura di Roma verte su presunte irregolarità commesse dall’ex pm nella gestione delle finanze nell’Italia dei Valori. Sotto osservazione le spese elettorali, le movimentazioni dei conti del suo partito, l’utilizzazione dei finanziamenti pubblici incassati e delle somme ricevute dai simpatizzanti: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Nelle carte c’è anche la storiella di un assegno «non trasferibile» da 50mila euro destinato al partito ma ugualmente incassato da Di Pietro, oggi alleato di Veltroni. Nel mirino dell’autorità giudiziaria, dunque, finisce la presunta gestione «privatistica» e «familiare» del partito da parte del suo presidente, di cui hanno parlato pubblicamente parecchi ex compagni di viaggio (vedi Giulietto Chiesa, Elio Veltri e Beniamino Donnici) e su cui si dilunga, nel 2006, l’esposto-bomba presentato all’autorità giudiziaria romana dall’avvocato Mario Di Domenico, uno che dell’Italia dei Valori conosce ogni dettaglio essendo stato tra i soci fondatori ed avendo ricoperto l’incarico di segretario. È lui, l’uomo-ombra del Tonino nazionale, la gola profonda dell’inchiesta che preoccupa Di Pietro e i suoi alleati.
Il diretto interessato, Antonio Di Pietro, ribatte ad alcune anticipazioni del settimanale Panorama: «Accolgo con un sorriso i tentativi di Panorama di sporcare la campagna elettorale con allusioni che non hanno alcun riscontro con la realtà. I fatti penali in questione sono già stati valutati, sia in sede civile con il rigetto di tutta la domanda del denunciante, sia in sede penale con la richiesta di archiviazione formulata dal pm già dall’anno scorso. Ora c’è solo l’udienza di opposizione all’archiviazione fissata dal Gip, a seguito del reclamo del denunciante». Il prossimo 27 febbraio, infatti, il gip Carla Santese deciderà che cosa fare del fascicolo 4620/07 che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati del ministro delle Infrastrutture. Tre gli esiti possibili nell’udienza in camera di consiglio fissata per quella data. Il primo: il gip accoglie la richiesta di archiviazione presentata il 10 gennaio 2007 dal pm Giancarlo Amato, motivata sull’obiettiva inesistenza di una legge specifica che regolamenti la vita dei partiti (tra le righe si fa comunque riferimento ad una eventuale «negativa ricaduta di immagine personale e politica - per Di Pietro, ndr - che la notorietà del fatto potrebbe determinare nell’opinione pubblica»). Il secondo: il gip opta per un supplemento di indagine invitando, così, il pm a svolgere nuovi e più approfonditi accertamenti alla luce anche delle ulteriori memorie presentate dalla parte offesa. Il terzo: il gip, alla luce del contraddittorio in udienza e delle risultanze investigative depositate, decide di rinviare a giudizio Antonio Di Pietro e in subordine la deputata-tesoriera dell’Idv, Silvana Mura, indagata anch’essa. Capitolo delicato quello del conto in banca nel quale sarebbero passati i circa due milioni di euro che sarebbero stati stornati dal bilancio dell’IdV per essere poi utilizzati in personali campagne elettorali senza il nulla osta previsto nello statuto del partito. Buona parte della documentazione esaminata dalla Gdf è dedicata al complicato intreccio politico finanziario dell’Italia dei Valori diviso tra «partito-movimento» e «associazione». In entrambi i casi presiede Di Pietro, la tesoriera è sempre la Mura, la poltrona di segretario dal 2006 è ricoperta da Susanna Mazzoleni, già signora Di Pietro. Chi fa da sé, all’Idv, fa per tre.

Fonte: il Giornale del venerdì 22 febbraio 2008