lunedì 18 febbraio 2008

Un partito impaurito

Riporto esattamente quanto scritto sul Riformista on line del 15 febbraio scorso:

CHE SILENZIO DENTRO IL PD SU DI PIETRO
Non era difficile prevedere l’accordo politico-elettorale tra Veltroni e Di Pietro: un tandem che caratterizzerà la campagna elettorale del Pd. L’ex pm è per Veltroni, non da oggi ma da quando dirigeva l’Unità, l’immagine della giustizia e della legalità. Leggo sui giornali che Di Pietro dovrebbe coprire il Pd sulla «questione morale». Se le cose stanno così, la concezione di cosa siano la giustizia e la legalità e anche la moralità nel Pd deve essere veramente scadente. Leggo anche che gli ultimi sforzi di Walter sono spesi per «recuperare i radicali». Il cinismo politico non ha più confini se c’è chi ipotizza l’accoppiata Di Pietro-Pannella. La verità è che il no di Veltroni per un’alleanza con i socialisti (per fortuna non sono tra i recuperabili) e l’idea di recuperare i radicali con fare padronale è l’approdo di una deriva politica i cui esiti è difficile prevedere. Non siamo certo per il “tanto peggio, tanto meglio”, tuttavia notiamo che due soli esponenti del Pd, Polito e Caldarola, hanno criticato apertamente la scelta veltroniana. Eppure conosco tanti miei amici, oggi in prima fila nel Pd, che sul Di Pietro di ieri e di oggi hanno un giudizio più pesante del mio. Ma tacciono. Che tristezza.

Riporto anche quanto scritto su Panorama del 21/02/2008,pag57 dal senatore del PD, Antonio Polito:

"Finora il PD ha definito la sua identità alla Montale: <>. Un'operazione di sottrazione , più che di addizione. Walter Veltroni sembra ispirarsi alla tecnica di Michelangelo, che estraeva le sue figure dal marmo buttando il superfluo. Pare chiaro, per esempio, che i pieddini non sono e non vogliono essere radicali. (...) Se volesse dimostrare la sua laicità, il PD dovrebbe offrire un seggio a Pannella, pur senza federarsi col Partito radicale. Il grande vecchio dei radicali merita infatti un diritto di tribuna a Montecitorio (...). Dalle colonne del Riformista un tempo l'avevo proposto come senatore a vita. Si può portare PAnnella in Parlamento senza diventare pannelliani. Un partito sicuro di sè gliel'offrirebbe. Un partito impaurito gli preferisce Antonio Di Pietro."