sabato 5 dicembre 2009

Intervista a Stefano Livadiotti de l'Espresso.

Stefano Livadiotti ha scritto un bel libro che mette in luce le pecche della magistratura italica di cui ho già scritto. Adesso, a distanza di quasi un anno dall'uscita del suo libro,  viene intervistato da un collega sempre sullo stesso tema,  la magistratura italiana, la vera supercasta degli intoccabili e impuniti.



«Ma oggi nessuno in Italia sta messo meglio di loro» di Alessandro Da Rold

«Se dopo un anno di lavoro sono riusciti ad arrivare a questi risultati, le tesi del mio libro sono ancora più valide».
Parla Stefano Livadiotti, giornalista dell’Espresso, autore di Magistrati, l’ultracasta, dopo aver letto il dossier del Cepei.

Incominciamo dagli stipendi.
Nel dossier c’è scritto che sono in linea con quelli europei, talvolta anche più bassi.

Una sentenza della Corte dei Conti ha stabilito che in Italia tra il 2001 e il 2005 il monte degli stipendi nel pubblico impiego sia aumentato del 12,1 per cento. La spesa complessiva per la magistratura ha fatto un salto del 26,2 per cento: più del doppio.
Eppure i magistrati a inizio carriera guadagnano poco. Solo quando arrivano all’ultima valutazione conquistano uno stipendio di circa nove mila euro.
Sì certo, probabilmente a inizio carriera incasseranno meno rispetto ai colleghi europei. Ma poi, passati i 28 anni di anzianità, possono ottenere la promozione a giudice della Cassazione. Deve esserci una valutazione per questo, ma questo accade praticamente per tutti, perché circa il 99,6 per cento viene promosso. Non solo, alla categoria è consentito andare in pensione a 75 anni.
Insomma consiglieresti la carriera in magistratura…
E’ come se tra noi giornalisti, con una certa anzianità, diventassimo tutti direttori di giornale. Dopo aver letto questi dati me lo sono anche detto tra me e me: avrei dovuto fare il magistrato.
La magistratura lamenta la mancanza di benefit o premi.
Altra bugia. Basta andare sul sito del Csm e controllare quanti nel 2007 hanno chiesto il permesso per insegnare: ci sono almeno 2.350 domane. Quindi non è vero che non possono ricevere altri introiti.
E rispetto alla mole di lavoro?
Quando Brunetta propose la riforma dei tornelli per i fannulloni, mi documentai sulla situazione dei magistrati. Ebbene c’è una sentenza della sezione disciplinare del Csm del 2005, che stabilisce come da un magistrato ci si aspetti una media di sei ore al giorno di lavoro per 260 giorni. Sono in totale 1.560 ore. Perché, ricordiamolo, questa categoria ha 51 giorni di ferie.
Quindi quanto lavora una toga italiana?
Io ho diviso 1.560 per 365. Il risultato è: 4,2 ore quotidiane. Tieni presente che secondo l’Ocse la media di lavoro in Europa è di circa 1.750 ore l’anno.
E quanto ci costa?
Nel 2006 il budget italiano per i tribunali era pari a 4 miliardi 88 milioni, 109 mila 198 euro. In Francia e Spagna, paesi che possono essere paragonati all’Italia, l’investimento è di 3 miliardi 350 milioni o 2 miliardi 983 milioni. In sostanza, impieghiamo lo 0,26 per cento del Pil per la giustizia, mentre la Francia è ferma allo 0,19.
La spesa pro capite?
Ogni italiano si ritrova a sborsare 23 euro per un pm, mentre un francese è fermo a 11: meno della metà.
La cancelleria, però, è carente in Italia…
Si calcola che ogni magistrato italiano abbia in media circa quattro cancellieri a disposizione, contro i due della Francia.
L’Anm parla di un numero elevatissimo di procedimenti disciplinari. Si discute di un 10 per cento su una data imprecisa.
E’ un dato che avranno ricavato
da un’analisi su un arco di 10 anni. Secondo il Csm, nel 2007 ci sono stati 149 procedimenti, di cui 103 sono stati scartati. Circa il 93 per cento.
E poi?
Altri dati ci dicono che tra il ’99 e il 2006 ci sono stati 1.004 procedimenti disciplinari, di questi l’80,99 per cento non ha ricevuto approvazione. Dei restanti, ci sono state 126 ammonizioni e solo 2 rimozioni. Vuol dire che non solo la maggior parte dei procedimenti è subito scartata, ma quella che viene giudicata non è neppure sanzionata.