martedì 16 giugno 2009

Che fine hanno fatto i "sinistri" duri e puri delle sinistre nostrane?

Ecco una parziale risposta al dilemma che ci accompagnerà per molto tempo ancora, semprechè l'ex pm Di Pietro non li fagocita tutti prima , come sta già facendo.

"E ora stiamo tutti insieme"

per Bertinotti gelo a sinistra

di Micaela Bongi

Delle «due sinistre», una moderata e una radicale, non si può più parlare, perché ormai «non c`è nessuna sinistra». E se le formazioni escluse anche dal parlamento di Strasburgo «non prendono atto che è finita una storia e che quindi si deve ricostruire da zero, non faranno un metro in più». Dopo aver auspicato, per le elezioni europee, il «tanto peggio, tanto meglio» (un insuccesso delle liste di sinistra per poter, appunto, ripartire da zero) Fausto Bertinotti trae le sue conclusioni: il peggio è arrivato e allora è arrivato anche il momento di «rimescolare le carte». Come? Dando vita - dice l`ex subcomandante intervistato dalla Stampa a «un partito nuovo di tutta la sinistra italiana, creato da tutti quelli che oggi sono all`opposizione e che si sentono più o meno di sinistra, da Rifondazione all`Italia dei valori, dal Pd al movimento di Vendola, dai socialisti ai Verdi, dai Comunisti italiani ai radicali». Proposta choc, bocciata subito senza complimenti dai socialisti di Riccardo Nencini che all`idea di stare nello stesso partito con Oliviero Diliberto e Antonio Di Pietro si sentono male, e dal Pdci Marco Rizzo, che spara a zero contro l`ex segretario di Rifondazione: «Serve aria nuova e non assassini della politica che tornano sul luogo dei delitto». Proposta che, seppure in modo più pacato, considera irrealizzabile il segretario del Prc Paolo Ferrero, perché «ha un tratto di illusione, la stessa che stava alla base del ragionamento fatto all`epoca dell`Unione: la disponibilità della sinistra moderata a ragionare sui percorsi fatti. Ma poi abbiamo visto le politiche economiche di Padoa Schioppa». E anche ora, «vedo una sinistra moderata che ha fallito ma è ben presente e ha posizioni legate ai poteri forti. Il problema, anche di natura organizzativa, riguarda la costruzione della sinistra di alternativa, non di una sinistra senza aggettivi». insomma, al di là di Di Pietro - che tra le forze di Sinistra e libertà provoca un sussulto non solo ai socialisti - o di Marco Pannella, il punto principale è il Pd. O meglio, questo Pd. Perché Bertirotti, di fronte al risultato elettorale, immagina o almeno auspica che il partito di Franceschini possa essere travolto dal «big bang». E dunque la nuova formazione raccoglierebbe solo l`ala più di sinistra dei democratici. Non a caso l`ex presidente della camera ieri avrebbe par- lato della sua proposta anche con Massimo D`Alema, Convinto che, di fronte al rischio palude, è meglio lanciare qualsiasi idea utile a movimentare le acque. Ma anche dall`area ex bertinottiana rimasta dentro Rifondazione si levano voci critiche, come quella di Augusto Rocchi: «Come si fa a definire di sinistra i radicali? Quella sinistra si dividerebbe subito sulla legge 30 0 la guerra. Non condivido il pressuposto di Fausto, secondo il quale non c`è più nessuna sinistra e dunque non ci sono le due sinistre. Ci sono due liste cresciute di00 mila voti rispetto alle politiche. Pensiamo a porci il problema di come rimettere insieme i pezzi che esistono in una forma unitaria e` plurale, evitando che ognuno dica che il disegno egemonico è il proprio. E poi nel Pd ci può essere uno scontro sull`asse politico, non un` implosione. Affrontiamo semmai il tema delle alleanze. Se poi ci sarà un`evoluzione del quadro politico, vedremo». Il problema più stringente del rapporto col Pd, lo ha Sinistra e Libertà che vuole allontanare il sospetto di subalternità, senza essere antagonista E per ora ha deciso di andare avanti con il suo progetto. Ma è appunto dai democratici che ci si aspetta un segnale, eventualmente dopo i ballottaggi. Posto che, come dicono da Sinistra democratica, «tutto è in movimento» ma «un partito con Di Pietro non funziona», anche se per la formazione di Claudio Fava è attuale, non da ora, il tema di un partito della sinistra. Dai verdi invece Paolo Cento conferma che «un partito da Rifondazione all`Idv non è all`ordine del giorno», però «è un bene che Sinistra e libertà non abbia deciso strette organizzative», perché «non si deve rinchiudere in un mero partito dai confini prefissati. In questo senso la sollecitazione per una sinistra ampia fatta da Bertinotti è interessante». E se dal Pd si leva la voce di Vincenzo Vita, dell`Associazione A sinistra - «la proposta di Bertinotti merita di essere discussa e non va respinta in modo burocratico» - commenta contrariato Walter Veltroni, che con l`ex presidente della camera aveva firmato la «separazione consensuale» e che guarda con il solito sospetto ai movimenti di D`Alema: «La proposta di Bertinotti ha un margine se si vuole un sistema bipolare - commenta l`ex segretario del Pd - ma mi pareva di aver capito che non era questa l`aspirazione di gran parte delle forze del centro-sinistra. Un grande Pd può essere la base di alleanze riformiste».

• da Il Manifesto del 12 giugno 2009, pag. 5