sabato 13 dicembre 2008

GIUSTIZIA: ALTRO GIRO, ALTRA GIOSTRA!

I meandri della gIUSTIZIA italiana che ancora qualcuno si ostina a non voler rinnovare.

Qualche anno fa, precisamente il 2006, molti media nazionali riportarono - sbagliando - come una sentenza quella che era invece una richiesta del pubblico ministero sfavorevole all'operatore telefonico H3G, denominato comunemente 3.

Ebbene, a distanza di tre anni, la sentenza vera e propria non è stata ancora emessa. Perchè?

Vediamo di ricostruire i fatti che ci riguardano da vicino essendo anch'io un cliente di 3.

Ricostruzione affidata ad un articolo dell'epoca:

"Tre non può bloccare i cellulari. Il giudice: si usino con tutte le sim

MILANO - "Craccare" un telefonino non è reato penale. Quei 500 mila italiani da un anno nel mirino della magistratura perché hanno sbloccato i "lacci elettronici" che impediscono di utilizzare il loro cellulare "3" con la scheda di un altro gestore possono tirare un sospiro di sollievo. Lo ha deciso il pubblico ministero Gianluca Braghò chiedendo l'archiviazione del procedimento aperto nel luglio 2005 in seguito ad una querela presentata da H3G, la società che controlla il marchio "3" e da LG Electronics. Nessun rischio di tipo penale, quindi, né per i possessori dei telefonini né per la miriade di "chioschi" che in passato reclamizzavano apertamente la possibilità di sbloccare i videofonini per 20 o 30 euro. La storia è semplice. Per consolidare la propria posizione nel mercato "3" ha venduto milioni di sofisticati videofonini a prezzi molto convenienti, anche ad un terzo o a un quarto del loro valore. L'unica condizione era l'impegno a restare fedeli per almeno un anno (più spesso due) alla stessa "3". A difesa di questa promessa faceva buona guardia l'operator lock, un dispositivo elettronico che in teoria avrebbe dovuto bloccare il telefonino qualora si fosse cambiata la Sim con quella di un concorrente. In teoria. Perché secondo la polizia mezzo milione di italiani si sono fatti sbloccare il cellulare grazie ad un software reperibile su Internet. E hanno quindi utilizzato le schede ricaricabili a buon mercato dei gestori concorrenti.
Nel luglio del 2005 la "3" è ricorsa alla magistratura ipotizzando reati come accesso abusivo ad un sistema informatico, frode informatica, detenzione abusiva di sistemi d'accesso. E ha chiesto al giudice di intervenire "per ripristinare la legalità nel mercato dei servizi per la comunicazione mobile". Secondo il giudice, però, le richieste de la "3" sono infondate. Il motivo: il telefonino è di proprietà dell'utente che, per definizione, non può violare qualcosa che è suo.

"Anche il buon senso", è scritto nella sentenza, "suggerisce che il cliente una volta ricevuto il video telefonino si comporta uti dominus potendo utilizzarlo a suo piacimento". Quanto allo sblocco del cellulare "altro non è che una violazione contrattuale". Insomma, niente di penale. Al massimo "3" potrebbe fare una causa civile ai suoi clienti.

Braghò osserva inoltre che "in base ad un'indagine a campione" effettuata fra i rivenditori di "3" gli acquirenti dei videofonini "difficilmente sono posti nella condizione di conoscere le clausole contrattuali poiché al momento dell'acquisto non viene sottoscritto alcun contratto". Anzi, nella richiesta di archiviazione si precisa che nei locali di vendita non sono affisse le condizione generali di contratto. E dunque, anche per questo motivo, va escluso il dolo."

La Repubblica del 29 giugno 2006), pag. 37

Per sapere chi ha ragione quanto ancora dovremo attendere?

Si è perduto il fascicolo, il giudice è andato in ferie, e ammalato, è stato trasferito, è defunto e non è stato sostituito? Oppure la sentenza è stata emessa e imboscata perchè favorevole agli utenti...oppure?

Una qualsiasi risposta ci potrebbe stare bene, purché non continui questo assordante silenzio.