venerdì 7 marzo 2008

Dopo il caso Report-Gabanelli, ora CGIL-Lavoratore

Scorrazzando per la rete ho trovato quest’altra chicca di legalità italica.

Dal blog di Gianni Barbacetto, 6/3/2008:

Racconto storie (vere)
Mandatemi spunti, suggeritemi personaggi. E scriveremo insieme

Mi piace raccontare storie. Ne ho scritte molte, sui giornali, dentro i libri. Mi piacciono le storie vere. Sono più emozionanti e più incredibili di quelle inventate. L’Italia, del resto, è una fonte inesauribile di intrecci impensabili, è la patria di personaggi da non credere.

In tutti i paesi c’è un po’ di corruzione e di cattiva politica. In molti paesi c’è un po’ di eversione e di terrorismo. In qualche paese c’è perfino la criminalità organizzata. In Italia non ci facciamo mancare niente. Corruzione, eversione e mafia sono radicate e potenti. Sono tre sistemi illegali. E sono intrecciati tra loro. Il confine tra il bene e il male, tra legalità e illegalità, tra Stato e Antistato è spesso difficile da decifrare.

Un paese fantastico, per chi vuole raccontare storie. Peccato che siano vere. E che dentro queste storie passano, giorno dopo giorno, anche le nostre vite.


Ecco le prime storie che mi avete mandato

La Calabria? Stupisce in tutto

Quanto sto per raccontare ha sicuramente poco di emozionante, ma di incredibile abbonda veramente. Sono iscritto da 36 anni alla CGIL da quando io ne avevo 17. Sono stato dirigente sindacale a vari livelli e poi quando il sindacato cominciava a somigliare troppo a un ufficio ho deciso di tornarmene al lavoro. Purtroppo la società nella quale lavoravo (Tecnosistemi) è finita male, e tutti i 2000 lavoratori, impiegati ,quadri e operai siamo rimasti senza lavoro. Con 900 euro di indennità di mobilità il primo anno e circa 700 per gli anni a seguire è dura mandare avanti una famiglia. Ma fino adesso siamo nella normalità delle vicende italiane.

Circa 3 anni fa cercavano una “compagna” per una Camera del lavoro di zona , sono stato contattato dal “Segretario Generale” e cosi mia moglie da allora lavora. Svolge attività di patronato occupandosi della tutela dei diritti dei lavoratori. Dei diritti degli altri però, lei invece lavora 8/10 ore al giorno senza contratto di alcun tipo, senza assicurazione e senza tutela. Da quasi tre anni la sua retribuzione tutto compreso e di euro 200,00 (DUECENTO) togliendo le spese per gli spostamenti rimane una cifra da terzo mondo, ovvero circa 7 euro al giorno, meno di 1 euro all’ora. Se questo non è abbastanza incredibile aggiungo che il tutto avviene nella gloriosa CGIL. I colloqui, le conversazioni formali e non, le email, le raccomandate a livello locale, regionale e nazionale per chiedere un ritocco al lauto compenso non hanno prodotto alcun risultato. E così il bisogno fa si che una donna di 48 anni e la sua famiglia continuino a sottoporsi a una simile umiliazione.

Purtroppo non è l’unica. La Calabria stupisce in tutto. Abbiamo quindi da una parte una simil casta di burocrati (dirigenti?) con un tenore di vita spropositato e un modo di fare sindacato con riunioni inutili seguite da pranzi,cene e pernottamenti non sempre necessari.Dall’altra persone costrette a subire le situazioni appena descritte. Non è incredibile dopo 36 anni di militanza dover rivolgersi ad avvocati privati per chiedere alla CGIL di rispettare i diritti dei suoi dipendenti? La Calabria stupisce in tutto.

Mario Vallone, Catanzaro

Caro Mauro,

quando militavi nelle lo fila, non sapevi cosa accadeva e accade ai lavoratoti/soci delle COOP rosse?

Cosa ti aspettavi, che trattassero meglio la moglie di un “compagno”.

Loro devono magnà, mica noi!

Che gli frega, noi siamo il popolo bue che non si ribella mai, neanche quando va al macello.

Questo lor signori lo sanno molto bene.

Tu sei calabrese come me, quindi sconosci il motto: chinati juncu ca passa la china!

Questo agire applicano i pOLITICI italici: aspettano che passi la sterile protesta per poi tornare, come sempre, a fare i fatti loro.