domenica 26 luglio 2009

Assalto al Quirinale

Sulla stampa nazionale è ormai polemica aperta, ma in RAI vige il silenzio quasi assoluto.
Perfino il Riformista, che non è certamente un quotidiano "amico" dell'attuale Governo, prende le distanze dall'ex pm d'assalto Di Pietro.
Lo fa il suo direttore che scende in campo con un' interessante riflessione che vi propongo.


Assalto al Colle
di Antonio Polito

La nuova sedizione. L'ex pm pretende spiegazioni e detta ordini al Capo dello Stato. E tenta un girotondo sotto il Quirinale. La solita condanna non basta più: qui ci vuole un nuovo arco costituzionale che lo isoli.


L'agitazione di Tonino Di Pietro contro il Quirinale ha fatto ieri un rilevante e pericoloso salto di qualità. Finora era stata, per così dire, incidentale: il leader dell'Idv sparava su Berlusconi e colpiva Napolitano di striscio. Da ieri, invece, l'attacco è diretto e personale: Di Pietro tenta apertamente di trascinare il Capo dello Stato nell'arena politica, ingaggia polemiche quotidiane con lui, gli chiede spiegazioni e gli intima comportamenti, e organizza perfino girotondi sotto il Quirinale per metterlo sotto pressione con una vera e propria provocazione organizzata.

Questo è molto pericoloso, e non solo per le forme in cui avviene (giustamente oggi criticate perfino dal capogruppo dell'Udv alla Camera, Donadi, in un'intervista al nostro giornale). È pericoloso perché intacca una prerogativa essenziale del Capo dello Stato, e cioè la sua «irresponsabilità politica». Forse non tutti sanno che neanche nelle aule del Parlamento è consentito ai parlamentari di discutere l'operato del Presidente.

Qui invece abbiamo un parlamentare che addirittura gli intima ciò che deve fare, interferendo su un potere (quello di messaggio alle Camere) che la Costituzione affida in esclusiva al Capo dello Stato.

Non è solo in difesa del bon ton istituzionale, o della figura di Napolitano, che diciamo queste cose. È anche e soprattutto per difenderne i poteri. Si rende conto Di Pietro che il suo comportamento potrebbe indebolire, non rafforzare, proprio quella funzione di controllo e garanzia del Quirinale che lui dice stargli tanto a cuore? Se domani una decisione del Presidente andasse in conflitto con i voleri della maggioranza, qualche estremista dell'altra parte lo accuserebbe subito di aver ceduto alle minacce dell'ex pm.

Meno male che Napolitano ha spalle larghe, e non si lascia intimidire da nessuno. Ma insieme con l'equilibrio dei poteri e con l'ordinato svolgimento della vita istituzionale, l'offensiva di Di Pietro rischia dunque di colpire anche gli interessi dell'opposizione, che dovrebbero fare tutt'uno con il rispetto della Costituzione. E avvelena quotidianamente la lotta politica, come ha ben detto Casini.

L'unica via d'uscita da questa pericolosa situazione è che un nuovo arco costituzionale, di quelle forze cioè che si riconoscono pienamente nei valori della Carta e nel modo puntuale e attivo con cui Napolitano li fa rispettare, isolino il sedizioso. Attenzione: questo non è folklore. Non è neanche solo demagogia, tesa a conquistare qualche facile consenso. Qui sta nascendo un movimento politico, una vera e propria lobby che tra poco avrà anche il suo giornale, il cui programma è cambiare le regole del gioco democratico deligittimando l'arbitro

Dalla Prima pagina de Il Riformista del 24/07/2009